giovedì 30 aprile 2009

St. Barista-Paul Schulenburg


Da quanto tempo stava li, a fissarla, mentre si muoveva leggera dietro il bancone del bar?
Lei sorrideva ai clienti, preparava caffè, mesceva bibite e liquori, scambiava qualche parola e continuava a sorridere, anche nei rari momenti in cui il locale era vuoto. Il suo non era un sorriso vuoto, di circostanza, era piuttosto l'espressione beata di chi sta facendo il lavoro per cui è nato, lei era nata per fare la barista.
Faceva freddo per essere aprile, ci pensò, infilando le mani gelate nelle tasche del giubbotto. Per quanto ancora si sarebbe fermato a guardarla, prima che lei lo notasse e incominciassa ad agitarsi? Non era preoccupato, non avrebbero potuto dirgli niente, non stava facendo nulla di male: era fermo sul marciapiede, di fronte alla vetrina di un bar, il marciapiede era abbastanza ampio, la sua presenza non ostruiva il passaggio e non disturbava i clienti, che neanche ci facevano caso. Ma lui non la voleva spaventare, per via del suo aspetto, non che fosse particolarmente brutto, questo no, ma era scuro, poco pulito, indossava gli stessi abiti da settimane. Certo avrebbe potuto lavarsi e chiedere a sua madre dei vestiti puliti, era quello che si riprometteva ogni volta; ma quando rietrava a casa la sera, era troppo stanco per pensare di farsi una doccia e la madre troppo ubriaca, per aver provveduto al bucato. Il pensiero della madre gli procurò un brivido di ribrezzo. Si vergognava di sua madre, delle condizioni in cui vivevano e anche di se stesso, che non era riuscito a cambiare vita e seguiva lo stesso destino dei suoi genitori. Ma che cazzo! Non era colpa sua, quando uno ci nasce sfigato...
E poi mosse un poco la mano destra, affondandola nella tasca, oltre il buco nella fodera. E tastò il coltello. Eccolo, stava li al sicuro, al buio, dove nessuno poteva vederlo. Gli dava sicurezza, anche se, in caso di bisogno, non sarebbe stato semplice estrarlo dalla fodera, camminando, avrebbe potuto spostarsi senza che lui se ne accorgesse. Doveva dire alla vecchia di riparare la tasca.
Nel frattempo la ragazza era sparita nel retro, ne uscì dopo qualche istante, reggendo secchio e spazzolone, si avvicinava l'orario di chiusura, doveva darsi da fare con le pulizie. Quanto gli sarebbe piaciuto fermarsi a guardarla, mentre lavava il pavimento, ma ormai in giro non c'era più nessuno, avrebbe dato troppo nell'occhio. Così incassò la testa tra le spalle, tirò su col naso e si avviò verso casa.

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