giovedì 23 aprile 2009

Quel che si cucina e ciò che si pensa


In cortile il vento ha il suo bel da fare a giocare con i piccioni, che, ebbri di gioia, disegnano spirali sempre più ampie, sfiorando tende e finestre; i bambini gridano, -Chiamano l'acqua- dicevano i vecchi, è probabile che stasera pioverà. Sul fornello brontola sommesso lo stufato, semplice semplice: olio, aglio, un goccio di vino rosso. Nel forno trovano il loro inferno le verdure, ancora coperte dalla stagnola, le faro' sbruciacchiare solo a fine cottura. Intanto pregusto il piacere di continuare il giallo che ho iniziato da poco, non credevo di riuscire ad appassionarmi, per la verità non sono ancora del tutto assorbita dalle atmosfere di Anne Holt, ho ancora impresso nella memoria l'ultimo di Fred Vargas, ed essendo follemente innamorata di Jean Baptiste Adamsberg,stortignaccolo francese dei Pirenei, non credo cederò facilmente alle lusinghe del vichingo Stubo.
Continuo a pensare che la compagnia dei miei simili non mi si addica, ma l'impressione crescente di una sterile solitudine, mi insinua dubbi, affilati e taglienti, che pure nulla possono contro il granitico rifiuto di ogni contatto umano. Avrei fatto meglio a reincarnarmi in una pianta, una flessuosa betulla, che danza in un giardino segreto o, perchè no, una piccola palma in vaso in un angolo di un riad a Marrakech.
Vado a sorvegliare lo stufato, nel caso venga sopraffatto dalla noia e si stufi troppo, lo distrarrò con del brodo caldo.

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