martedì 14 aprile 2009

Pasquetta

Se Pasqua dovrebbe essere il trionfo delle tinte pastello, degli abitini bon ton, della messa in piega laccata e del mal di piedi da scarpa nuova; Pasquetta dovrebbe offrire ben altri spunti modaioli. Da che mondo e mondo il lunedì di Pasqua è consacrato alla canottiera maschile, di cotone bianco, a costine, preferibilmente con ipertricotici pettorali a vista, panzone d'ordinanza e patacche d'unto, giustificate dalle attività principali della giornata: spiedo e barbecue.
Ma se uso il condizionale, è proprio perchè le mie aspettative sono state per l'ennesima volta deluse.
Tranne pochi nostalgici, intenti a impalare innocenti agnellini e a carbonizzare generosi tranci di bovino adulto, sul greto di qualche fiume, nel segreto di un bosco, o esposti al pubblico ludibrio sulla spiaggia; per il resto era tutto un pullulare di palestrati/e intenti/e a spalmarsi di unguenti abbronzanti, sulla pelle per altro già color cuoio invecchiato, grazie a una generosa razione di lampada. All'ora di pranzo, inutile sperare nelle tavolate di avvinazzati divoratori di avanzi unti e ipercalorici, nonchè dei suddetti animaletti innocenti, offerti in sacrificio al dio Epa, no no! Sono comparsi, come mostri alieni, piccoli contenitori monoporzione di insalata di riso, mica quella grondante maionese e altre schifezze indicibili, nooooo, macchè! Riso e tofu, riso e seitan, verdurine lesse e yogurt, centrifugati di frutta e verdura, che parevano vomiti... Ero tentata di allestire un banchetto con cilici e gatti a nove code, in modo da poter sostituire degnamente la partitella delle 13, quella in cui lo zio grasso sfiora tutti gli anni l'infarto, con un'ora di autoflagellazione e penitenza. Non ho osato buttare l'occhio sulle letture delle signore, temendo di dover registrare l'estinzione delle varie Novella...Eva...Svisto..., a favore di riviste di partito, Famigliole Cristiane e Riza psicosomatica, perchè si sa un po' di truzzo ci DEVE stare, mica vorremo passare per snob!
E io, che mi sono bollita in auto un numero imprecisato di chilometri, alla ricerca dell'unico centro commerciale (scrauso) aperto della provincia, mi sento la tamarra dell'anno, e ne vado fiera.

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