lunedì 2 luglio 2012



A volte cercando conforto, si trova qualcosa che gli somiglia, il bisogno è così forte, che si finisce con il confondersi e quando la verità appare è troppo tardi.

L'uomo è morto, così com'è nato, senza tante cerimonie.
Ha chiuso gli occhi e ha smesso di respirare, nessuno se n'è accorto, ne i medici indaffarati sempre altrove, ne le infermiere che ciabattano svogliatamente nei corridoi, neppure il compagno di stanza, che blatera da un'ora al telefonino. Arriveranno per constatare questa nuova seccatura, parenti da avvisare? Non ce ne sono. Gesti rapidi, precisi, ripetuti un'infinità di volte.

L'uomo è morto, per chi pensa che la morte sia un viaggio, quest'uomo viaggiava leggero, è arrivato in ospedale con un paio di jeans, una maglietta e dei sandali di plastica, il casco l'hanno portato via i vigili, con il motorino.
Ma se di viaggio si tratta, chi troverà al suo arrivo ad accoglierlo? Una madre persa prematuramente, un compagno di giochi, annegato dopo un tuffo nel fiume, un vecchio cane pulcioso e i suoi ricordi riarsi dall'alcol, come la sua pelle di cuoio scuro.Forse.

Lui non chiedeva mai niente, eseguiva il lavoro, come gli veniva richiesto e ritirava la paga, entrava nel supermercato e comprava da bere.

Una domenica di maggio aveva camminato fino al fiume, sulla sponda famiglie distese sull'erba, coppiette, uomini e donne solitari, in compagnia di un libro,  vecchi addormentati su un giornale.
Che ci faceva li? Guardò per un po' il fiume, gli faceva paura tutta quell'acqua in movimento.

Cosa è rimasto di lui? Una croce disegnata con un pezzo di legno sul cemento fresco a sigillare il loculo.


A volte a voler elargire conforto, ci si imbatte nei propri demoni, vogliamo essere buoni o, quantomeno apparire tali, tra vanità e amore non c'è proprio gara.

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